Posts Tagged ‘Festival’
Anche quest’anno cercherò di segnalarvi i film che a mio parere meritano di essere visti almeno una volta. 7 Uomini a mollo (titolo originale Le grand bain) è un bel lungometraggio francese che è stato presentato fuori concorso all’ultimo Festival di Cannes. La storia, che a molti potrebbe ricordare Full Monty, vede protagonista Bertrand che soffre di depressione a causa della perdita del lavoro. A parte la moglie che capisce la situazione, si vede contro i due figli e il resto della famiglia che lo considerano un fannullone: potrete intuire che la situazione non è assolutamente serena. La svolta arriva quando Bertrand decide di iscriversi ad un corso di nuoto sincronizzato maschile. Gli allenamenti in piscina favoriranno la nascita dell’amicizia con i compagni di corso con i quali confidarsi e scoprire pian piano che tutti stanno attraversando un periodo buio della loro esistenza comprese le due allenatrici. La decisione di partecipare ai campionati mondiali di nuoto sincronizzato maschile darà alla squadra la possibilità di svoltare pagina e riscattarsi. Riusciranno a raggiungere il primo posto, ma soprattutto la propria dignità, l’autostima e la stima di chi gli sta vicino? Il messaggio del regista Gilles Lellouche è molto chiaro: anche di fronte alle difficoltà bisogna imporsi un obiettivo da raggiungere assolutamente (anche se per gli altri potrebbe essere astruso) e non importa se il risultato non sarà quello che ci aspettiamo, ma basta crederci e continuare a perseguire il proprio sogno. Lo dobbiamo a noi, all’amor proprio.
Altri film consigliati:
- Ella & John
- Gipo, lo zingaro di Barriera
- Sing Street
- Moonwalkers
- Quo vado?
- Eddie the eagle
- Nascita e caduta di un mito
- Kiki & i segreti del sesso
- Storie pazzesche
- Dio esiste e vive a Bruxelles
- La legge del mercato
- In: Cibo e bevande | Eventi
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Come molti torinesi sapranno, dall’11 marzo al 20 marzo si sono tenuti ben tre festival presso il polo espositivo di Lingotto fiere: il festival dell’oriente, il festival irlandese e quello della salute e del benessere. Alla faccia della salute e del benessere! Non vorrei dire, ma… Con l’occasione del compleanno di una nostra amica, amante dell’Irlanda e della sua cultura, quale migliore occasione per festeggiare insieme al festival irlandese? Essendo anche un sabato l’idea è stata quella di presentarsi alle biglietterie alle 19.30: un po’ di coda c’era da aspettarselo. Ma la sorpresa è arrivata all’ingresso della fiera: tutto molto dispersivo, ma trovando una piantina siamo riusciti a trovare il nostro fantastico festival irlandese. L’intero salone espositivo oltre che super affollato, super caldo, super rumoroso era anche buio. Beh, non proprio buio, ma molto poco illuminato da luci verdi, il colore dell’Irlanda, appunto. Un po’ di bianco non avrebbe fatto male. All’ingresso era stato posizionato il palco più grande sul quale si esibivano gruppi pseudo irlandesi (qualcuno mi spieghi che c’entra Wish You were here con la musica celtica). Essendo il salone molto ampio e non adatto ai concerti pensate al rimbombo che vi era all’interno. Tutto attorno, invece, erano sistemati i punti di ristoro, di abbeveraggio e le casse, poche rispetto alla quantità eccessiva di persone. In mezzo al salone solo tavoli e panche di legno e al fondo un piccolo palco e l’area espositiva con un sacco di cianfrusaglie (niente di tipicamente irlandese) e la ricostruzione di un accampamento celtico (questo sì carino) con i “celti” buttati a terra dormienti e logorati da tutto quel chiasso. Io non critico il festival in sé che sarebbe potuto essere molto interessante, ma la sua organizzazione e gestione. Per snellire le code all’interno avrebbero potuto organizzare un self-service come nelle mense: tu prendi il tuo vassoio, il cibo e le bevande che preferisci e vai in cassa. Semplice, no? Invece abbiamo dovuto fare due ore e mezza di coda (e dico due!) per la cassa che, da come ho capito, accettava solo i contanti per poi recarci ai chioschi che davano il cibo e ai chioschi che davano da bere (ovviamente con lunghi tempi di attesa e ovviamente i chioschi uno dalla parte opposta all’altro. Per non parlare dei prezzi del menù: si partiva da 1,00 euro del vassoio (!); 1,00 euro anche per il pane (la “pagnotta” più piccola era alle noci e del diametro di quattro centimetri). Pian piano si saliva di prezzo fino ai 10,00 euro per lo stinco di maiale. A parte la Guinnes e lo stufato alla Guiness tutto il resto del menù non era espressamente irlandese. Ovviamente lo stufato era terminato, quindi abbiamo ripiegato sullo stinco, che tra una coda e l’altra è diventato tiepido. Per farla breve, siamo arrivati alle 19.30, siamo entrati alle 20.15, abbiamo mangiato alle 22.45 e alle 23.30 abbiamo iniziato a girovagare stanchi e annoiati nella zona espositiva. E io che mi aspettavo i balli irlandesi: dal palco grande rimbombavano le chitarre, su quello piccolo celebravano un finto matrimonio celtico (?), ma sorpresa delle sorprese ecco che dalla sala conferenze usciva musica irlandese, quella vera però e guarda chi c’è, il Gruppo Reeldancer, questo sì, che proponeva qualcosa di tipico: le danze guidate dal mitico ed instancabile Oscar, rinchiuso in questa piccola sala (perché, per quanto ho intuito, per motivi di sicurezza non potevano fornirgli il palco). Proprio a lui, che riesce a far ballare centinaia di persone insieme! Così abbiamo ballato, sudato e finalmente ci siamo divertiti e festeggiato il compleanno in maniera celtica, ma che fatica! E quanti soldini: 10 euro l’ingresso (12 per vedere tutte le fiere presenti, però poi vorrei che ci spiegassero come si fa), 10 euro lo stinco, 5 euro la zuppa di verdure, 3 euro una Guinnes piccola: con 28 euro avremmo potuto cenare seduti e tranquilli in un ottimo ristorante! Per fortuna che, almeno, avevamo con noi due bottigliette d’acqua per dissetarci e mandare giù questo boccone amaro.
Per info:
http://festivaldelloriente.net
http://www.reeldancers.it (questo sì, che vale la pena visitarlo)
Il solito Sanremo
Posted 26 febbraio 2013
on:Dopo una settimana ho ascoltato i brani proposti al festival di Sanremo 2013. Posso vantare di non assistere all’evento televisivo da ben tre anni e che vengo a sapere le notizie relative tramite i telegiornali, i quotidiani e i social network. Come sempre le canzoni in gara vengono per ultime dopo le solite critiche su vestiti, invitati, brogli, pubblicità e stipendi. A proposito di stipendi, la Littizzetto ha confessato nella trasmissione La bomba su Radio Deejay che la somma di denaro a lei pagata non corrisponde al vero e che è tutta un’invenzione dei giornali, anzi la RAI ha preteso per la pubblicità durante la messa in onda del festival di Sanremo ben 15.000 (quindicimila) euro al secondo! Io stimo la Luciana e il Fabio per la loro bravura e la loro simpatia, ma comunque ritengo che abbiano preso una ricca busta paga alla faccia di tutti i commenti che si fanno (e hanno fatto) sui guadagni dei calciatori e dei politici, anche se smentiscono e sminuiscono. Facciano come vogliono, io di solito non guardo nelle tasche degli altri, ma sfido chiunque a non accettare cifre simili. Quello che mi ha stupito sono i 15.000 euro al secondo: se una pubblicità dura circa 30 secondi, sono stati spesi ben 450.000 euro da moltiplicare per tutti i passaggi e per tutti i giorni del festival. Se ogni passaggio pubblicitario dura circa 5 minuti, ovvero 300 secondi, la RAI ha incassato 135.000.000 euro. Quanti passaggi pubblicitari ci sono stati durante la messa in onda del festival? Non riesco ad immaginare il totale! E poi dobbiamo pagare il canone RAI per assistere il più delle volte a programmi di qualità scadente e alle repliche di telefilm di vent’anni fa e oltre e adesso al Carosello serale di cinquant’anni fa? Vergogna! Parliamo delle canzoni in gara, che è meglio… Da come ho capito i big hanno portato due brani di cui uno veniva scartato. Quindi, suppongo che nel doppio cd siano state incise solo quelle che hanno passato il primo turno… Andiamo bene! Ma poi nel doppio cd sono presenti tutte le canzoni di tutti gli artisti in gara? Non l’ho capito. Per una volta che Al Bano non partecipava al festival ce lo siamo trovati lo stesso sia in TV, sia nel cd con la sua hit Felicità cantata in coppia con Romina Power. Mancava solo Amedeo Minghi… Ma vediamo subito il mio personalissimo giudizio:
CD1
1. Sicuramente Gualazzi è un bravo pianista, ma sai che faccio? Passo alla traccia successiva.
2. Ritmo allegro che prende subito, ma per i miei gusti non fa scintille. Passo alla traccia successiva.
3. Una canzona senza introduzione (?!). Voce calda e inconfondibile di Malika. E se poi passassi alla traccia successiva?
4. Per fortuna ci pensano gli EeLST a rompere la monotonia con la loro Canzone mononota. Sempre originali soprattutto dal vivo con la loro simpatia e bravura.
5. Si continua con ritmi più vivaci, ma questa felicità mi ricorda una canzoncina dance, un remix di qualche estate fa, ma è un brano che si fa ascoltare facilmente.
6. Canzone impegnata e ben studiata, e non dimentichiamoci che Daniele è stato affiancato da un signore che traduceva il testo in gesti per i sordomuti: avrà letto anche lui il libro La sinfonia delle cose mute? Appunto, a bocca chiusa.
7. Finalmente una canzone con un testo diverso dal solito amore rimpianto, abbandonato, lasciato, tradito e palle varie. Un testo coraggioso e intelligente che parla ironicamente della morte con un messaggio alla fin fine profondo. La prima volta e anche l’ultima?
8. Una bella voce quella di Maria Nazionale, ma si rientra nella solita lagna. Non è colpa mia se passo alla traccia successiva.
9. Non conosco molto i Marta sui tubi, quindi non me la sento di giudicarli, ma vorrei passare alla traccia successiva.
10. Anche Max Gazzé ha presentato un brano un po’ diverso dai soliti canoni sanremesi parlando dei testimoni di Geova (?) sempre sotto casa.
11. Gli Almamegretta si sono riuniti, ma secondo me non sono più quelli di prima e poi non capisco questi gruppi nati in contesti non proprio nazional-popolari che poi vanno a Sanremo. Anche mamma non lo sa…
12. L’essenziale è cambiare traccia…
13. Non conosco la carriera artistica di Chiara; mi sembra che sia uscita da qualche talent-show? Un tango a Sanremo mancava, ma il futuro che sarà te lo dico io: passo alla traccia successiva.
CD2
1. Una canzone sull’omosessualità, ma sempre di una canzone d’amore lagnosa si tratta. Amami uomo: non riesco e passo alla traccia successiva.
2. Baciami? Mi spiace, passo alla prossima traccia.
3. E’ proprio una storia impossibile, quindi premo next.
4. Belli il pianoforte e l’arrangiamento iniziale che non mantiene l’equilibrio con il resto. Next.
5. Tra le parole cantate siamo già al secondo “incazzare” al festival di Sanremo, Uh, che scandalo! Lo scriverò con parole semplici: next.
6. Mi servirebbe sapere se Antonio Maggio abbia incontrato Simona Molinaro (vedi CD1 traccia 5).
7. Dietro l’intima ragione passo alla traccia successiva, ma non ditelo a nessuno.
8. Non conosco anche Il Cile, anche se vedo molti ragazzi che comprano i suoi dischi… Ma ormai le parole non servono più perché abbiamo finito e sono annoiato.
9. Questo tipo di felicità è diventato molto trash, ma è meglio di quelle sopra…
10. Ho sempre odiato L’italiano di Toto Cutugno fin da bambino, anche se ha fatto il giro del mondo, ma almeno era una canzone.
11. Oooh! Apriti cielo! Del secondo disco riesco a salvare solo le ultime tre… Sarà perché ti amo!
Mi sembra che manchino i Modà, grazie al cielo: sarebbe stato l’ennesimo “next”. Conclusioni? Secondo me si tratta delle solite noiose canzoni ideate per Sanremo e riesco a salvarne poche, tra quelle dei giovani nemmeno una. Il mio non vuole essere un giudizio da esperto, ma da semplice ascoltatore ammetto che mi sono annoiato molto. Non capisco l’intrusione delle ultime tre canzoni nel secondo disco, anche se gli interpreti erano stati invitati al festival. Che ci sia tanta nostalgia del passato, dell'”era meglio quando si stava peggio”? Non ve lo so dire, ma è aperto il dibattito. Quella che segue è la mia personalissima classifica; io avrei fatto vincere queste canzoni:
1. Elio e le Storie Tese – La Canzone mononota
2. Simone Criticchi – La prima volta (che sono morto)
3. Daniele Silvestri – A bocca chiusa