Il Blog di Luca C.

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Eccoci tornati da una settimana a Lisbona. Questo post sarà abbastanza lungo, quindi mettetevi comodi. Iniziamo:

PRIMO GIORNO (Aeroporto-Lisbona Nord):

Siamo partiti dall’aeroporto Sandro Pertini di Caselle (TO) nel pomeriggio e dopo due ore e mezzo eravamo all’aeroporto di Lisbona. A differenza di quanto c’è scritto sulla nostra guida aggiornata al 2012, la metropolitana (linea rossa) arriva già all’aeroporto. Evviva, non prenderemo né taxi, né aero-bus. Di fronte all’ufficio informazioni turistiche ci sono i bancomat viola della banca Millenium: prelevate direttamente là se vi servono soldi contanti. L’ingresso della metropolitana è direttamente “sotto” l’aeroporto e vi conviene chiedere subito l’abbonamento Sette Colline oppure Viva Viagem: le tessere costano €0,50 e bisogna pagare €5,00 al giorno per poter viaggiare su qualsiasi tram (electrico), bus, metropolitana ed elevador. Il biglietto vale all’interno della città e rispetto alla Cartao Lisboa Viva non dà sconti nei musei ed è più economica: abbiamo pagato €35,50 (a persona per sette giorni) anziché €72,00 (a persona per sei giorni). Dopodiché ci siamo diretti verso il nostro comodissimo hotel Turim Alameda (c’è anche la stazione Alameda della metropolitana rossa), scoprendo la “nostra” zona di base. Alla sera abbiamo passeggiato in centro (stazione Baixo-Chiado) per cercare un posto in cui cenare. Vi anticipo che il cibo è buono e soprattutto economico (spesso si mangia in abbondanza pagando €15,00 in due, bevande incluse. solo due volte abbiamo pagato poco più di €30,00), ma che la scelta dei piatti è limitata e che dopo una settimana baccalà, pesce e carne alla griglia con contorno di patatine fritte inizierete a non poterne più.

SECONDO GIORNO (Alfama, Chiado-Baixa e Barrio Alto):

Abbiamo deciso di visitare il centro di Lisbona iniziando dall’Elevador de Santa Justa (cercate di andare presto per evitare coda), da lì abbiamo visitato la Chiesa do Carmo distrutta dal forte terremoto del 1755 e che hanno cercato di ricostruirla ma poi sono mancati i fondi, quindi è stata trasformata in un museo “all’aperto”. Qui abbiamo visto la statua di San Nepuceno, incontrato già a Praga (cercherò di capire come mai lo adorano anche a Lisbona, come San Giovanni Bosco). Usciti dalla chiesa ci siamo diretti verso un altro elevador da Bica (uno dei più piccoli) per scendere a livello “mare” e continuare la nostra visita verso il Castello di San Giorgio, passando davanti al (la cattedrale). Se siete stanchi salite sul famoso tram numero 28 in piazza del Commercio scendendo Largo das Portas do Sol (punto panoramico). La visita la castello costa €7,00 ed è abbastanza interessante anche per i panorami, ma evitate di mangiare là perché è caro (una bottiglietta da cl.33 costa ben €2,50!!!). Così siamo andati a mangiare nel ristorante Morgadinha da Alfama nel quartiere dell’Alfama (molto caratteristico con i suoi stretti vialetti) in cui a mie spese ho scoperto che il porco all’altejana è condito con sugo alle vongole (io detesto il pesce!). Breve visita alla cattedrale e poi giro turistico e “riposante” sulla linea 28 fino al capolinea Martin Moriz per poi scendere in piazza Rossio (così ci siamo informati sui biglietti per Sintra nella vecchia stazione Centrale Rossio) e passeggiare lungo Rua Augusta e le altre vie commercial-turistiche (una tra tutte Rua Garret in cui nelle vicinanze c’è la casa in cui è nato lo scrittore Pessoa e proprio di fronte il teatro San Carlo, una riproduzione della Scala di Milano. Di sera abbiamo cenato nella rosticceria Casa da India (prenotate o andateci presto perché è molto frequentato) più o meno di fronte al capolinea dell’Elevador da Bica in rua de Sao Paulo.

TERZO GIORNO (Sintra e Capo da Roca):

I biglietti per Sintra si acquistano il giorno stesso della partenza alla Stazione Rossio oppure Cais do Sodré e conviene fare quelli che durano 24 ore al costo di €12,00 e che permettono di utilizzare anche alcuni trasporti pubblici di Sintra (per esempio la linea bus 304 che porta da Sintra a Capo de Roca a Cascais). I treni suburbani sono comodi ed efficienti. Dalla stazione del Rossio si impiegano circa 45 minuti per arrivare a Sintra. E’ consigliabile presentarsi presto alla biglietteria per evitare code ed innervosirsi per le scarse indicazioni confusionarie che ci sono a Lisbona, ma penso in tutto il Portogallo. Sintra è una città molto frequentata dai turisti. Per visitare anche Capo de Roca abbiamo dovuto selezionare le attrazioni che più ci interessavano a Sintra, altrimenti sarebbero serviti due giorni per visitare tutto con calma: noi abbiamo scelto il Palazzo nazionale di Sintra (residenza reale), la Quinta da Regaleira con i suoi giardini e percorsi labirintici, il Palazzo da Pena altra residenza reale molto fiabesca ed infine, tanto per rilassarsi dopo pranzo, il museo del giocattolo (brinquedo) in cui abbiamo visto, suppongo, il rarissimo LEGO® Scala. Abbiamo optato per mangiare in una panineria di fronte al Palazzo Reale per evitare di perdere tempo nei ristoranti più cari che a Lisbona. Siamo stati dentro nei tempi, intorno alle ore 18.00 siamo scesi dal bus che ci ha portati a Capo de Roca, punta più occidentale d’Europa con di fronte solo l’oceano Atlantico. Qui il vento è molto forte e la temperatura è più bassa, quindi è meglio avere una felpa o un k-way. Il tempo di respirare l’aria dell’oceano e poi risalire sul bus 304 che ci porta a Cascais per prendere il treno suburbano che ci riporta a Lisbona. Per cena, su indicazione di un gentile operatore della metropolitana, abbiamo cenato egregiamente in un bar ristorante di Avenida de Roma, Luanda. Avenida de Roma, secondo la guida Routard, viene indicata come corso commerciale in cui i negozio rimangono aperti fino alle ore 23.00: non è vero.

QUARTO GIORNO (Lisbona ovest e Belèm):

Dopo la tirata del giorno prima ce la siamo presi comoda con il tram 15 dalla stazione metro Cais do Sodré (linea verde) per visitare la famosa torre di Belèm, il monastero dei Jerònimos e assaggiare i famosi Pasteis de Belèm presso la pasticceria omonima. Prima della torre di Belèm è interessante visitare la Pietra delle Scoperte, un alto monumeto di 50 metri dedicato ai navigatori scopritori del 1500 (soprannominato scherzosamente “non spingete!”). Ci si può salire al costo di €3,00 e ne vale la pena. Invece nel monastero dei Jerònimos, splendore gotico e barocco, ci si può soffermare davanti alla tomba di Vasco da Gama. Vi consiglio di acquistare il biglietto cumulativo torre di Belèm e Monastero dei Jerònimos per evitare code soprattutto al monastero. Durante la pausa pranzo ci siamo recati in un self-service all’interno del centro espositivo di fronte alla torre di Belèm. Per fortuna abbiamo mangiato qualcosa di diverso da carne e pesce grigliati e patatine fritte. Al ritorno, dopo avere assaggiato i pasteis di Belèm abbiamo ripreso il tram 15 e siamo scesi alla fermata davanti al deposito dei bus e dei tram Carris in cui è stato aperto un museo dedicato, ma anche qui la mancanza di indicazioni non ci ha permesso di visitare tutto. Per fortuna era gratis. Altri due consigli utili: con il tram scendete due fermate dopo quella che si chiama Belèm e fate attenzione agli zingari che cercheranno di vendervi stoffe e orologi “pregiati”. Siamo ritornati in centro alla Stazione del Rossio per prenotare i biglietti del treno per Porto (eh sì, non ci siamo fatti mancare nulla). Nonostante la stanchezza da caldo abbiamo fatto una tappa alla fermata della metropolitana Picoas (linea gialla) perché la città di Parigi ha donato a Lisbona un’ingresso parigino in stile Liberty con tanto di certificato. Al ritorno in hotel abbiamo anche perlustrato le vie intorno ad esso e abbiamo cenato al bar Mexicana in Avenida Guerra Junqueira.

QUINTO GIORNO (Porto):

La partenza è dalla stazione Oriente (linea rossa) con lo splendido treno pendolino disegnato da Giugiaro. Puntualissimo e pulitissimo con vagone bar-ristorante solo per un tragitto di 300 chilometri. L’arrivo è alla stazione Campanha da dove si può aspettare il treno che porta alla vecchia stazione centrale di Sao Bento e la visita inizia proprio da qua perché la stazione è un’opera artistica decorata con le famose ceramiche azulejos. E’ importante sapere che il biglietto del treno vale anche per il trasferimento dalla stazione Campanha alla stazione Sao Bento. Di Porto abbiamo visitato le seguenti attrazioni storiche: la stazione Sao Bento, la via commerciale Santa Caterina, il mercato di Bolhao, la Cattedrale, la libreria più vecchia d’Europa Lello & fratello ed infine le cantine di Porto, ma prima di queste abbiamo pranzato al bar-ristorante Tupi Tupi in Praça Joad I se non erro, comunque sotto il mercato di Bolhao. Per scendere alle cantine, invece, è obbligatorio oltrepassare il famoso ponte De Luis I alto 60 metri e poi la ovovia che porta alla città bassa. Con il biglietto della teleferica è inclusa una degustazione di porto in una delle numerose cantine. Verso le ore 18.00 ci siamo riavviati verso la strada del ritorno, comprando due panini da mangiare in treno perché l’arrivo a Lisbona era previsto per le 22.30.

SESTO GIORNO (Parco delle nazioni e Lisbona Nord):

Dopo la sfacchinata di Porto ci siamo dedicati ad un’altra gita meno impegnativa: il Parco delle nazioni inaugurato nel 1998 per l’Expo ’98. Mi dilungherò poco su questa visita perché non ci è piaciuta tutta questa distesa cementificata, a parte l’Oceanario. Qui tutto è dedicato a Vasco da Gama, il centro commerciale, la torre e il ponte lungo ben 13 chilometri di cui cinque su terra e otto sul tago. Questa meraviglia di ingegneria è stata costruita in tronconi in modo da resistere a forti sollecitazioni come i terremoti, iniziando ad oscillare senza, si spera, crollare. Vi ricordo che Lisbona è costruita su una faglia, quindi su zona sismica. Già nel 1755 Lisbona fu colpita prima da un fortissimo sisma di scala 9 Richter e dopo due ore da uno tsunami. L’onda anomala arrivò sino alla piazza del Rossio; guardando dalla piazza su Rua Augusta si può notare la distanza dal Tago e il dislivello che c’è tra la piazza del Rossio e piazza del Commercio: da rabbrividire. Tornando al Parco delle nazioni, c’è da ricordare (a differenza di quello che è stato scritto sulle nostre guide) che non esiste più il biglietto cumulativo per visitare l’acquario, salire sulla teleferica ed avere sconti nel centro commerciale. I bar e i ristoranti sono più cari che da altre parti della città. Nel pomeriggio abbiamo visitato in maniera più accurata la zona intorno all’hotel, quindi piazza Alameda con la grande fontana, ormai in disuso, del periodo della dittatura e poi con la metropolitana (linea rossa) abbiamo raggiunto il capolinea Sao Sebastiao dove abbiamo scoperto un interessante centro commerciale di ben 11 piani di cui 4 sotteranei. All’esterno si può ammirare il Monumento della Libertà eretto in ricordo del 25 aprile 1974 anno in cui cadde la dittatura. Il corso sottostante Viale della Libertà (con negozi di marca di lusso) porta a piazza del Rossio: in pratica una lunga passeggiata. Si può ammirare anche la statua dedicata al marchese di Pombal che fece ricostruire la città dopo il sisma. Comunque appena sotto il Monumeto della Libertà abbiamo scoperto il ristorante Botequim Do Rei dove abbiamo mangiato ben due sere e dove i piatti sono più curati, più buoni e finalmente propongono nel menù le insalate.

SETTIMO GIORNO (Alfama e Centro commerciale Colombo):

L’ultimo giorno a Lisbona ce la siamo presa con calma decidendo di alzarci più tardi e per visitare il museo del fado, siccome avevamo deciso di evitare di spendere troppi soldi (anche 45 euro a testa) nel ristorante Luso che propone concerti di fado nel quartiere Baixo-Chiado. Per raggiungere il museo del fado bisogna attreversare delle strade non troppo belle sia per la gente, sia per la puzza di urina, escrementi ed immondizia. Purtroppo il museo era chiuso (lunedì la maggior parte dei musei sono chiusi), ma le nostre guide affermavano che era aperto tutti i  giorni dalle ore 10 alle ore 18: anche questa notizia era falsa! Così abbiamo optato per fare un giro sui tram, prima sul 25 e poi sul 28 che ci ha portato al capolina su Piazza Martin Moniz la piazza cosmopolita di Lisbona “occupata” dai cinesi, ma qui è nato il fado. Da là abbiamo raggiunto a piedi piazza da Figueira dove abbiamo pranzato in uno dei tanti bar. Nel pomeriggio abbiamo visitato il grande centro commerciale Colombo (metropolitana linea blu) tanto per terminare la nostra vacanza e acquistare alcuni oggetti che in Italia non ci sono. Alla sera abbiamo ricenato presso il ristorante Botequim do Rei.

OTTAVO GIORNO (fine della vancanza e conclusioni):

Eccoci giunti all’ultimo giorno, il giorno della partenza. Il nostro aereo sarebbe dovuto partire alle ore 9.10, ma è stato cancellato e sostituito con un altro che faceva tappa a Torino per poi ripartire per Venezia, ma con un numero diverso da quello che avevamo sul nostro documento di viaggio. Purtroppo abbiamo sbagliato a prendercela comoda facendo colazione all’hotel e contando sulla metropolitana linea rossa che ci avrebbe direttamente all’aeroporto alle ore 8.00; Il tempo di 10 minuti per orientarci (il terminal 1 sembra non esistere e se esiste non è scritto perché secondo gli operatori già si intende che si tratta delle partenze, esattamente dove c’è il terminal 2), chiedere informazioni e intanto il nostro imbarco era stato chiuso. Ecco, un problema che abbiamo riscontrato a Lisbona è la presenza di indicazioni che creano molta confusione. Un altro minore è la difficoltà di avere dei menù variabili nei ristoranti, però il caffé espresso (bica) è buono. Concludendo, Lisbona è una capitale cosmopolita e molto vivace; settembre è uno dei mesi adatti a visitare la città. Come ogni città, anche Lisbona presenta delle vie o dei quartieri in cui bisogna fare un po’ di attenzione (ad esempio quello dell’Alfama). Per il resto una settimana va bene per conoscere Lisbona, la sua gente e la sua cultura. Avevamo a disposizione due guide: una Routard del Portogallo del 2007 e una Top10 Mondadori ristampata nel 2012, ma quest’ultima ci ha deluso perché molte notizie non sono aggiornate e la cartina della città è piccola. Tra le curiosità gastronomiche, a parte tutte le prelibatezze autoctone, cito la Fanta® al Maracuja, tanto per far capire quanto i Portoghesi siano ancora legati alle loro ex colonie, non solo per il cibo, ma anche musicalmente. Infine, tra i cd che ho visto ho comprato quello di Carminho, Alma (fado) e quello di Os Azeitonas, Salao America (pop-rock).

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