Il Blog di Luca C.

Nel mondo di allora c’era qualcosa di meravigliosamente innocente, qualcosa che si è irrimediabilmente perduto. Potete vederlo nell’andatura agile e fiduciosa, nei sorrisi solari dei vacanzieri di ogni fotografia. Queste persone erano felici. Non voglio dire che erano felici. Erano felici. Stavano vivendo in un buon periodo in un paese fortunato e lo sapevano. Avevano buoni lavori, buone case, buone famiglie, buone prospettive, buone vacanze in posti pieni di allegria e solo. […] ma quella felicità sui loro volti non c’è più. Su quelli di nessuno, penso.

Le responsabilità le abbiamo. Noi abbiamo creato una filosofia di vendita al dettaglio che è totalmente antiestetica e totalmente irresistibile. E adesso inscatoliamo questi posti e li spediamo negli angoli più remoti del mondo. Visivamente, quasi ogni cosa sensazionalmente sgradevole […] era un prodotto delle imprese americane, di gente che non poteva sapere di aver contribuito a cancellare i tratti distintivi di una città dell’interno e senza dubbio, in ogni caso, non vedeva la cosa in quei termini. E in quei termini, oserei dire, non vedevano nemmeno i tanti che facevano compere  […], i quali erano senza dubbio deliziati di avere a disposizione un mucchio di parcheggi gratuti e la possibilità di acquistare asciugamani e tende per docce  […]. Che epoca triste e bizzarra è quella in cui viviamo.

Forse è il mio pessimismo, ma ho come l’impressione che viaggiare ai nostri giorni significhi soprattutto vedere le cose quando è ancora possibile.

(Bill Bryson, In un paese bruciato dal sole – L’Australia, 2001)