Il Blog di Luca C.

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Io credo che i lavoratori stagionali si dividano in quattro categorie: ci sono i ragazzini, che stanno nella prima fascia, sono i migliori. sono studenti universitari che si sparano la campagna per mantenersi agli studi o ammonticchiare dinero per farsi le vacanze. […] Per molti di loro questa è solo un’esperienza, un’avventura di passaggio che un giorno racconteranno ai loro figli con nostalgia o per dimostrargli quanto hanno faticato per arrivare dove sono ora. La seconda categoria è quella degli intermedi, seconda fascia. Ragazzi non più giovani che hanno finito di studiare e non trovano lavoro. Hanno fra i 25 e i 35 e sicuramente hanno fatto tutte le scelte universitarie sbagliate possibili, altrimenti non si troverebbero a passare le notti in fabbrica insieme a ragazzini al primo anno di università. […] pensano ancora di essere in prima fascia ma pendono pericolosamente verso la terza. Poi ci sono gli adulti, terza fascia. Uomini e donne […] che hanno perso il lavoro e non sanno che altro fare, cassaintegrati, casalinghe, […] genitori intrappolati in un loop infinito […], ti parlano di quanto i figli stiano facendo carriera per dimostrarti che almeno una cosa buona l’hanno fatta. Si sentono in colpa, frustrati o sconfitti, arresi. Molti credono tantissimo nell’azienda e in quello che fanno, prendono il lavoro con serietà eccessiva, un meccanismo di difesa commovente ma inappropriato. Sono trasparenti, ad alcuni gli vedi attraverso, gli tocca prendere ordini da ragazzini con l’età dei loro figli, non possono perdere il lavoro, testa china e giù a faticare. La quarta fascia è a parte, sono gli stranieri. E’ quella moltitudine di uomini e donne che si muovono come fantasmi. Parlano pochissimo e quasi sempre tra loro, non sanno bene la lingua […]. Molti lavorano tramite cooperativa e guadagnano cinque euro all’ora per lavorare dodici ore. Arrivano in macchinate strapiene perché solo pochi hanno la macchina […]. Gli altri colleghi chiedono un sacco di soldi per accompagnarli […]. Alcuni vengono in bici facendosi ore di viaggio […] Lavorano un casino e non si lamentano mai, sono felici di lavorare e spesso sorridono con denti rovinati.

(Giordano Magnani, Jazz e pummarola, Parma. I nuovi narratori raccontano la loro città, Ed. Diabasis, 2021)

Inizia un nuovo anno e anche se ne sono trascorsi due da quando la pandemia e le sue conseguenze ci tormentano facendoci presagire un futuro sempre più buio, ricordiamoci che, spesso, se ci guardiamo intorno è ancora giorno. Cerchiamo l’ironia, l’allegria, l’armonia. Non rinunciare. Lo sai anche tu. Buon 2022.

Di notte a volte l’esistenza perde le sue rotte
E ti trascina lungo il fiume della tua mente
E le risposte non sono mai le stesse
Sarà che hai amato tanto e adesso sei distante
O forse hai amato troppo e resti indifferente
Con chi promette e non mantiene
Chi dice, “Aspettami” e non viene

Quante volte ti sei persa e non ti sei mai arresa
Con quel sorriso che salvezza è a volte anche un’impresa
E se ti guardi dentro vorresti indietro il tempo

Lo sai anche tu
Questa è la tua vita
E anche se fa male
Non rinunciare
A darle il senso che vuoi tu
Cerca l’ironia
Continua a respirare
L’odore del mare

Di notte a volte il tuo futuro sembra dietro un velo
Le stelle stentano a brillare su di un cielo nero
E ti tormenti col passato che non hai mai scordato

Quante volte ti sei persa e non ti sei mai arresa
Sai credere in te stessa come prima cosa
E se ti guardi dentro vorresti indietro il tempo

Lo sai anche tu
Questa è la tua vita
E anche se fa male
Non rinunciare
A darle il senso che vuoi tu
Cerca l’allegria
Continua a respirare
L’odore del mare

Non c’è un altro modo di essere da come siamo
I limiti saranno enormi se non li superiamo
E se ti guardi intorno è ancora giorno

Lo sai anche tu
Questa è la tua vita
E anche se fa male
Non rinunciare
A darle il senso che vuoi tu
Cerca l’armonia
Continua a respirare
L’odore del mare

Continua a respirare
L’odore del mare
Lo sai anche tu
.

(Tiromancino, L’odore del mare, Ho cambiato tante case, 2021)

Scorpione dal minuto 9’11” al minuto 10’21”
All’incirca è andata realmente così

Il 2020 ha cambiato radicalmente le nostre abitudini. Abbiamo terminato l’anno chiusi in casa senza troppi festeggiamenti e, per chi non ha almeno un/a compagno/a, da soli. Si è parlato molto di resilienza, ma mi auguro che si tratti di una condizione temporanea. Preferisco agire per cambiare in meglio, piuttosto che adattarmi a situazioni scomode come è gia accaduto in altri ambiti sociali. Siamo giunti nel 2021 molto stanchi, stressati e più arrabbiati di quanto lo fossimo prima. La situazione pandemica ha influito soprattutto sulla nostra salute mentale. Dicevano che saremmo cambiati in meglio: i risultati li vediamo sotto i nostri occhi ogni giorno.

AMORE: l’amore che ci accompagna oramai da 12 anni ci ha permesso di supportarci in alcuni momenti critici del 2021, a parte i miei sporadici momenti di nervosismo. A giugno la decisione di “lasciar andare via” il nostro amico felino Bizet, purtroppo malato e debole, è stata la goccia che ha fatto traboccare un vaso pieno di tante sopportazioni e pensieri dando inizio al ritorno di leggere, ma numerose ansie che mi stanno accompagnandi da alcuni mesi. Nonostante le solite incertezze e precarietà lavorative siamo riusciti ad organizzare due splendide vancanze in due altrettanto splendide città: Parma a fine giugno e Siena a fine agosto. Tra settembre e ottobre alcune preoccupazioni familiari e l’arrivo di un nuovo ospite a casa nostra: Dallas aka Simba. Da metà dicembre alcuni problemi di salute sono giunti per farci un po’ di compagnia.

LAVORO: il lavoro non è mai mancato (almeno per me), ma sono arrivato a fine anno molto stanco. Il mio dolore alla cervicale si è acutizzato (giugno, luglio e novembre) rendendo obbligatorie alcune visite fisiatriche. Da settembre in poi c’è stato un’aumento del carico di lavoro. Re-imparare di nuovo a gestire il mio tempo libero, o quello che ne restava, hanno fattto prevalere frenesia e nervosismo. Da metà novembre si sono ristabiliti i vecchi ritmi. A dicembre pur lavorando tanto i carichi lavorativi sono stati più equilibrati. Nonostante tutto, a partire da luglio, il mio lavoro mi ha permesso di meravigliarmi alla vista di splendidi panorami montani con affascinanti cambiamenti di colore nel susseguirsi delle stagioni.

FORTUNA: il miglioramento continuo della situazione pandemica ha permesso di rivivere momenti di socializzazione con le famiglie e, con un po’ di fatica, da settembre anche con gli amici. La pandemia ci ha allontanato e resi più soli e in qualche modo ci siamo abituati a ciò: sembra più complicato frequentarci, come se non riuscissimo a sintonizzarci sulla stessa frequenza, ma queste sono mie personalissime sensazioni e non ne faccio colpa a nessuno. Per fortuna ci sono sempre i miei hobby a tenermi compagnia: ho tralasciato, ahimè, un pochino da parte la musica e l’attività fisica e sono stato rapito dai miei progetti LEGO che mi stanno fruttando qualche soldino e molte soddisfazioni. Il mese di dicembre ha confermato che siamo molto stanchi. Purtroppo devo constatare che la pigrizia la fa da padrona e bisogna armarsi di tanta voglia e pazienza. Siamo stati tutti segnati da cambiamenti molto profondi.

BUONI PROPOSITI: la mia mente è sempre al lavoro per creare, organizzare e pensare, ma al momento sono proiettato sulla prossima vacanza estiva che mi vede sdraiato accanto alla mia dolce metà su una spiaggia selvaggia, sotto un cielo azzurro e davanti ad un mare cristallino. Intanto ho partorito un progetto molto ambizioso che potrebbe essere messo in atto esattamente tra poco più di un anno e mezzo. Chissà se sarà realizzabile? Covid permettendo…

Dopo un’estate ricca di tormentoni radiofonici (primo fra tutti MILLE di Orietta Berti, Achille Lauro e Fedez) è arrivato l’autunno con interessanti uscite di importanti cantautori italiani tra i quali Carmen Consoli e Vasco Rossi, ma anche Federico Zampaglione e i suoi Tiromancino con l’ultima fatica intitolata Ho cambiato tante case. Si tratta di 12 splendide canzoni scritte nel 2020 nelle quali il cantante si racconta e fa un resoconto della sua vita, probabilmente come abbiamo fatto tutti noi durante le restrizioni imposte a causa pandemia. Alcuni sono brani intimi e autobiografici come la commovente (almeno per me) Eccoci papà o come Tu e io oppure Ho cambiato tante case. Un’altra canzone che merita una citazione per il suo profondo significato sull’amore per la vita è L’odore del mare in cui Federico Zampaglione duetta con Carmen Consoli. Si passa anche a brani dal tema ecologista e pacifista come Questa terra bellissima. Prevalgono le canzoni d’amore come Finché ti va, Domenica, Lei e Avvicinandoti, ma sempre con la presenza di temi personali ed intimi e che fanno i conti con il tempo che passa e non torna più. Ho cambiato tante case, a mio parere, è un bel disco in quanto già dal primo ascolto mi ha rapito e, come successe per Elisa e Brunori Sas, quasi tutte le canzoni mi hanno emozionato e accarezzato l’anima con le sonorità nostalgiche tipiche dei Tiromancino.

Ho cambiato tante case e ne ho fatte di cazzate
Ma con tutti i miei ricordi ho fatto pace

Per info: http://www.tiromancino.net/

Altri dischi consigliati nel 2021

Con la prima settimana di vacanza a disposizione abbiamo deciso di trascorrere qualche giorno a Parma. Abbiamo prenotato una stanza nel B&B Bed&Parma a circa dieci minuti a piedi dal centro storico. Da Torino ci si impiegano tre ore di viaggio, ma a causa di un incidente all’imbocco della A1 siamo giunti a destinazione con un ora di ritardo appena in tempo per pranzare in un bar vicino al B&B e scoprire, insieme al proprietario, che nella nostra stanza c’erano ancora i bagagli delle persone che sarebbero dovute andare via entro le ore 11 del mattino e che invece avevano pensato di farsi un ultimo giro turistico a circa un’ora di strada dalla città. Un contrattempo che mi ha particolarmente infastidito in quanto l’incontro era stato prefissato alle ore 14, quindi con il termometro a 34°C e bisognosi di una doccia rinfrescante. Ma si sa che oramai nella nostra società vige l’egoismo all’ennesima potenza, e chi se ne frega se qualche altro turista deve fare il check-in all’ora prefissata! Ingoiato il boccone amaro, accaldati, sudati e assetati ci siamo incamminati verso il centro storico per fare rientro qualche ora dopo.

Il centro storico di Parma a est del Ponte di Mezzo (la prima mezza giornata).

Pomeriggio: Nel pomeriggio caldo del nostro arrivo abbiamo iniziato a perlustrare il centro storico. La strada che dal B&B ci portava in centro (Strada Nino Bixio) arriva dritta sul Ponte di Mezzo. Attraversato il torrente Parma, ridotto ad un rigagnolo di acqua coperto da numerose alghe si giunge in Piazza Ghiaia. Piazza Ghiaia fu creata dopo che un’incredibile alluvione in epoca medioevale deviò il corso del torrente. Una parte del vecchio ponte romano sulla via Emilia resse, ma fu deciso di costruirvi sopra la nuova strada interrandolo e realizzando a fianco la piazza del mercato. Oggi alcune arcate del ponte romano sono visibili accedendo gratuitamente nel sotto passaggio pedonale in cui poderose colonne di cemento armato sostengono la strada soprastante e ostacolando, a mio avviso, la vista del ponte vecchio. Continuando il percorso su Strada Mazzini si giunge in Piazza Garibaldi sede del Palazzo del Comune e del Punto di informazione turistica. E’ sicuramente da notare il Palazzo del Governatore con la splendida meridiana e, ovviamente, la statua di Garibaldi. Subito dietro la piazza merita una visita la chiesa della Madonna della Steccata con i sui splendidi affreschi. Abbiamo continuato la passeggiata fino al Duomo (fermata obbligatoria e gratuita) e osservando i palazzi e le mete che avremmo visitato il giorno dopo.

Il centro storico di Parma a est e a ovest del Ponte di Mezzo (il primo giorno).

Mattina: Svegliati di buona mattina e dopo la colazione al bar (purtroppo la colazione nel B&B non era prevista a causa dell’epidemia in quanto la cucina era in condivisione con le altre stanze) ci siamo diretti nuovamente in centro per visitare il Teatro Regio di Parma voluto dalla duchessa Maria Luisa d’Amburgo, la quale apportò notevoli migliorie in città e quindi molto amata ancora oggi. Non voglio dirvi molto sulla visita al teatro per lasciarvi il gusto della scoperta, ma vi assicuro che è meraviglioso e che sembra il teatro dell’Opera di Parigi in scala ridotta. Una guida entusiasta vi sorprenderà raccontandovi aneddoti curiosi sul teatro. Il percorso continua verso Piazza Duomo dove abbiamo acquistato i biglietti per visitare l’imponente Battistero. Comunicazione di servizio: la biglietteria è dalla parte opposta al Battistero e l’ingresso intero costa 12 euro. E’ consigliato avere con sé una guida turistica per capire il significato degli affreschi e delle sculture in quanto non è prevista la visita guidata. Come in molte altre città italiane la presenza di chiese è notevole. Per arrivare alla Casa della Musica e alla Casa del Suono si passa davanti alla chiesa di San Giovanni Evangelista (in quel momento non visitabile a causa delle prove di un concerto di musica classica) e all’Antica Spezieria (da non confondere con l’Antica Farmacia e comunque anch’essa non visitabile causa restauro). Sono interessanti le visite alle Case della Musica e del Suono: la prima illustra quattro secoli di opera in musica tramite spiegazioni, locandine ed esposizioni di strumenti musicali; la seconda (quella che mi è piaciuta di più) è un museo in cui sono esposti tutti quegli oggetti destinati a cambiare il modo di ascoltare la musica: dalle radio, ai grammofoni, dai lettori CD agli MP3. Non date per scontato questo museo perché vi stupirà e se siete fortunati potrete fare una prova d’ascolto nella sala dedicata alla percezione e alla diffusione del suono (ovviamente nel periodo in cui siamo giunti noi non era accessibile). Inoltre, davanti alla Casa della Musica è stata posta una panchina con la statua di Giuseppe Verdi. Potete sedervi e farvi un autoscatto insieme al grande compositore, ma vi consiglio di fare la foto quando la piazza è in ombra perché la panchina è di metallo e il sole la trasforma letteralmente in una griglia per arrostire i sederi degli avventori.

Pomeriggio: Dopo pranzo abbiamo continuato la nostra visita culturale nella zona che i parmensi chiamano l’Oltretorrente ovvero quella ad ovest. Una visita obbligatoria è quella presso il Palazzo della Pilotta o quel che rimane dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Solo negli ultimi anni la zona è stata egregiamente recuperata e riqualificata creando lo spazioso Piazzale della Pace, ritrovo dei giovani parmensi. All’interno del Palazzo della Pilotta è possibile visitare la Biblioteca Palatina con il Museo Bodoniano, la Galleria nazionale (sarebbe utile una guida per soffermarsi sulle opere più significative per fare meglio apprezzare agli ignoranti come me quello che si sta guardando, sennò sai che noia!), ma quello che suscita stupore è il Teatro Farnese costruito interamente in legno. Avrei da fare un unico appunto negativo: siamo giunti davanti alla biblioteca quando stavano chiudendo l’ingresso a causa della mancanza di personale (?). Perché non avvertire prima i turisti a inizio visita e/o fare pagare almeno i biglietti ridotti? Usciti dal Palazzo della Pilotta comunque entusiasti ci siamo recati alla Casa natale di Arturo Toscanini non prima di esserci riposati un pochino sul manto erboso di Piazzale della Pace dove si possono ammirare anche i monumenti dedicati a Giuseppe Verdi e al Partigiano. La casa del Maestro Arturo Toscanini è una casa di tre piani che custodiscono molti preziosi documenti, manoscritti, autografi, spartiti e abiti ed oggetti appartenenti al famoso direttore d’orchestra. L’ingresso è gratuito e una guida entusiasta non vi lascerà da soli ad osservare le numerose locandine appese, ma vi racconterà numerosi e curiosi aneddoti su Arturo Toscanini sia come musicista che come persona. Noi abbiamo apprezzato molto. Contenti di avere imparato qualcosa di più sulla Storia della musica di inizio XX secolo abbiamo deciso di rincasare per fare una doccia e preparaci per la cena. Come ultima visita della giornata abbiamo passeggiato nel Parco Ducale nelle ore del tramonto. Il Parco Ducale è stato anch’esso riqualificato negli ultimi tempi dopo anni di abbandono. Si può ancora ammirare l’enorme peschiera con l’isoletta al centro. Peccato per l’assenza dei giochi d’acqua che sarebbe dovuta sgorgare dalle fontane (ora chiuse) poste sull’isolotto. Sarebbe stato un ulteriore spettacolo.

Colorno e Torrechiara (secondo ed ultimo giorno)

Mattina: Ci siamo alzati di buon’ora per recarci questa volta fuori Parma, a nord della città e precisamente a Colorno per visitare la famosa Reggia, residenza estiva dei duchi di Parma e rinominata la piccola Versailles. In questi tempi di pandemia conviene prenotare (anche telefonicamente) e preferire le visite durante i giorni feriali. La guida vi condurrà nelle sale in cui sono ancora presenti gli affreschi originali ancora, ma ahimè la maggior parte di esse sono spoglie. Il motivo è molto semplice: quando i Savoia si insediarono finalmente a Roma portarono con sé la maggior parte della mobilia e dei quadri al Quirinale. La Reggia di Colorno conobbe anni di abbandono. Fu addirittura riconvertito in un manicomio. Oggi è sede anche di mostre temporanee e i piani terra della reggia sono utilizzati per la scuola di alta cucina. Il giardino ducale oggi è sempre un bel parco con un impianto che ricorda quello di Versailles, ma in scala più piccola ed è aperto a tutti. A mio parere servirebbero ulteriori manutenzioni. La visita dura circa un’ora e mezza (anche qualcosina di più se aggiungete la passeggiata al parco), ma mi chiedo come sia possibile che il comune di Colorno abbia creato nei paraggi della reggia numerosi posteggi gratuiti, ma della durata di una sola ora!

Pomeriggio: Dopo aver aspettato che un po’ di calore scemasse ci siamo diretti a sud di Parma verso il Castello di Torrechiara ennesimo tesoro italiano. Il castello fu costruito nel tardo medioevo e conserva ancora oggi degli splendidi affreschi nelle sue numerose sale tra le quali spiccano la camera d’oro e il salone degli stemmi. Il biglietto costa solo 5 euro, ma la visita purtroppo non è guidata. Rimarrete comunque affascinati da questo castello e dal paesaggio che lo circonda. Avendo a disposizione ancora del tempo abbiamo proseguito verso Langhirano, paese famoso per la produzione dei prosciutti crudi di Parma. A Langhirano ha sede il Museo del prosciutto, come a Felino c’è quello del salame. Poteva essere un’occasione curiosa per conoscere meglio i prodotti che spesso troviamo sulle nostre tavole, ma durante la settimana il museo del prosciutto apre solo su appuntamento. Pazienza, sarà per la prossima volta. Al ritorno, avendo ancora un po’ di tempo prima della cena, abbiamo passeggiato nell’area verde della Cittadella (un po’ più a sud dal centro storico). Il parco è molto frequentato e nel periodo estivo c’è anche il luna park. La cittadella di Parma è ancora tutta intera e, data la notevole somiglianza, ci siamo fatti un’idea di come poteva essere quella di Torino.

Mangiare a Parma: mangiare i piatti tradizionali nei ristoranti o nelle osterie di Parma è una goduria assoluta, un po’ meno per le tasche. Eh sì, se si vuole mangiare bene bisogna spendere molto. Abbiamo provato la prima sera, ma un po’ per i prezzi, un po’ per il caldo e l’afa asfissiante, un po’ per le pietanze pesanti nel periodo estivo (seppur ottime) e un po’ per la mancanza di frutta e verdura, abbiamo optato nei giorni seguenti di ristorarci altrove, ovvero nella zona dell’Oltretorrente frequentata prevalentemente dagli studenti dell’università (lungo Strada D’Azeglio e stradine laterali, per intenderci). Le Osterie e i ristoranti che offrono i piatti tradizionali li troverete, invece, nel centro storico ad est del Ponte di Mezzo. Ricordatevi che il 23 giugno a Parma c’è la tradizionale Tortellata di San Giovanni: si mangiano i famosi tortelli ripieni di erbetta conditi con burro e parmigiano (ed eventualmente la famosa torta fritta) in piazza, nei ristoranti e in tutti il luoghi che aderiscono all’iniziativa, ma bisogna essere celeri a prenotare, altrimenti rischierete di perdervi un’occasione come è successo a noi. Dulcis in fundo, la pasticceria Torino la più famosa a Parma che prepara la torta Duchessa e il cioccolatino Parmigianino: ricordatevi che il giorno di chiusura è il mercoledì e non lunedì come è comunicato su Google (infatti, ci siamo persi anche questo assaggio).

Trattoria Corrieri (ottimo cibo del territorio parmense in pieno centro)

Ristorante indiano Shri Ganesh (buon cibo indiano nella zona universitaria)

Birreria Bastian Contrario (ottime birre artigianali e buon cibo nella zona universitaria)

Capatoast (per mangiare un po’ leggeri con insalatone, spremute d’arancia e centrifugati di frutta quando sono disponibili)

Bar Ma Dabòn Café (colazioni vicino al B&B Bed&Parma)

Lo shopping a Parma: penso che se si vuole portare un souvenir di Parma, conviene puntare sul cibo e sui vini. Anche se potete contraddirmi in quanto i prodotti enogastronomici del territorio di Parma li potete comprare nei supermercati della vostra città, vi posso assicurare che, per esempio, troverete molte varietà di Parmigiano Reggiano (dipende dal tipo di latte, dal tipo di mucca e dal tipo di erba che ha mangiato) prodotto da numerose aziende casearie parmensi. A mio avviso, il problema del cibo è che, seppur sottovuoto, potrebbe deperire durante il viaggio sotto il sole cocente. Se volete puntare su altri souvenir, c’è la famosa fragranza alla violetta creata apposta per la duchessa Maria Luisa d’Amburgo: profumi, saponi, ecc. prodotti in aziende parmensi. Di solito io mi porto a casa qualche disco di autori autoctoni, ma questa volta non ho trovato nulla anche perché l’unico negozio di dischi che abbiamo trovato era specializzato prevalentemente in mix da discoteca. Assolutamente da fare un salto, invece, presso la storica libreria Fiaccadori. Per fortuna durante l’ultima serata mi è capitato sotto gli occhi il libro Parma – I nuovi narratori raccontano la loro città edito da Diabasis nel 2021 e scritto da giovani che sono natii o che sono immigrati o emigrati: questo è stato il mio souvenir di Parma!

Parma Point (souvenir e informazioni turistiche)

Il problema delle fontanelle a Parma: se andate a visitare Parma in estate ricordatevi di portarvi sempre delle bottigliette d’acqua perché fa molto caldo e l’aria è molto afosa. Inoltre abbiamo riscontrato difficoltà a reperire delle fontanelle. A quanto pare erano numerose nel secolo scorso, ma con l’avvento dell’acqua corrente in casa sono diminuite notevolmente fino a quasi scomparire in particolar modo in centro città. In compenso lungo le strade hanno installato molti defibrillatori. Di seguito vi indico dove trovare alcune fontanelle: 1) nei giardinetti di Piazza Salvo D’acquisto vicino alla Casa del Suono; 2) Piazzale della pace di fronte ai dehors di alcuni bar; 3) Piazza Picelli; 4) Strada Nino Bixio vicino a Piazzale Barbieri sul lato della biglietteria dei bus. Vi invito a segnalare altre fontanelle nei commenti.

Conclusioni: Parma mi è parsa una città silenziosa, con pochi rumori a cui siamo abituati a Torino. Con questo non voglio dire che Parma sia una città spenta, anzi c’è molto fermento, ci sono tanti giovani. La sua popolazione è cambiata notevolmente: non ho sentito la classica “parlata emiliana”; Parma è a tutti gli effetti una cittadina multietnica. Ci sono molti indiani, africani e mediorientali ben integrati oltre a giovani immigrati italiani (per lo più studenti romani e napoletani). Nonostante ciò, Parma continua a mantenere le sue tradizioni, in particolar modo quelle enogastronomiche che l’hanno resa famosa in tutto il mondo. La città ducale è un gioiellino che secondo me andrebbe curato e valorizzato di più, ma si sa, siamo in Italia e nel pieno di una crisi economica, sociale e culturale. Purtroppo anche a Parma, come in quasi tutte le città italiane, il piano regolatore del secondo dopoguerra ci ha regalato degli obbrobri di cemento armato in pieno centro storico accanto a vecchi e graziosi palazzi dalle facciate colorate in tinta pastello.

Citazione: A prima vista sembra una città calma e tranquilla come le onde assonnate quando si riposano sulla spiaggia alla fine della giornata. La mattina presto c’è movimento. Ognuno va per la sua strada, tutti si muovono come api laboriose. Il silenzio di nuovo dopo qualche ora. Di sera una rivoluzione contro il silenzio. Incontri, aperitivi, risate, battute e a volte risse e risate. Il fiume, placido a volte a sempre indomito come i suoi abitanti, la accarezza in vita e la bacia, la abbraccia. Prati verdi sono le sue piazze […]. Qui nelle piazze la vita si riposa ogni qual volta è stanca e si risvegliano le nostalgie, quando su di esse soffia una brezza errante. I vecchi quartieri popolati di abitanti nuovi sono gelosi dei quartieri nuovi popolati dai suoi vecchi. […] Parma, dove ho trovato casa. Parma la melodia dei fiori, il profumo dell’acqua, i canti degli uccellini, la donna, la follia delle stagioni, la frenesia della scrittura, il profumo della terra, il rumore delle nubi, la corsa della pioggia, le resistenza, l’amore per la libertà, gli amici. Patria Parma.

(Hisam Allawi, Parma – I nuovi narratori raccontano la loro città, Edizioni Diabasis, 2021).

Parma. I nuovi narratori raccontano la loro città., Piazzale Picelli, Parma,  24 June 2021

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