Il Blog di Luca C.

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E’ sorprendente quanto poco tempo ci voglia; è sorprendente come l’essere umano sia in grado per la sopravvivenza di piegarsi a qualsiasi condizione di vita.

Capimmo così che anche noi avevamo potere, ma solo se fossimo restati uniti.

A partire da oggi il vecchio sistema è finito: a partire da oggi vogliamo trattare direttamente con le aziende, vogliamo buste paga, contributi, vogliamo il diritto al sussidio per la disoccupazione, se mai dovessimo restare senza lavoro.

(Yvan Sagnet, Ama il tuo sogno, Fandango Libri, 2012)

Per info:

http://www.fandango.it/scheda.php/it/ama-il-tuo-sogno/687

Ecco la nuova rubrichina del 2016 dedicata ai libri. Vi presenterò alcuni libri trascrivendo le frasi che più mi hanno emozionato e colpito. Buona lettura!

Da annichilente l’invidia diventa fertile, diventa il riconoscimento e la gratitudine per chi è più bravo di noi.

[…]col tempo ho imparato, si impara. Si lavora, si osserva, si aspetta. Non abbia fretta, lei è giovane. […]Quando si ha la mia età, si invidia il futuro che hanno i giovani. Ma so bene che quando si è giovani spesso il futuro è paura, non una risorsa. […] Ci metta tutta se stessa e vedrà che qualcosa di buono verrà fuori.

 La mia solitudine è dignitosa, la affronto a testa alta, ma se la guardo in faccia mi deride, mi ferisce, fa ritornare tutte le solitudini del passato. E’ così: ogni solitudine contiene tutte le solitudini vissute.

 Impara a amare ciò che desideri

Ma anche ciò che gli assomiglia

Sii esigente e sii paziente

E’ Natale ogni mattino che vivi

Scarta con cura il pacco dei giorni

Ringrazia, ricambia, sorridi.

[…]Basta coi segreti.

– Già, basta.

– E se ne ha ancora uno, se ne liberi. Non si vola, se si ha qualcosa di troppo pesante tra gli artigli.

 Il batterista andava a un tempo tutto suo, un sette noni o qualche aritmia cardiaca, il basso aveva il mi stonato, il pianista cercava invano di trarre dal suo strumento un suono udibile, sovrastato dagli altri. Armando il chitarrista era perso nei suoi pensieri di donne e rubinetterie e andava per i cazzi suoi. Fabiano e Katia cantavano lei con bella voce, lui stonato. […] Il vecchio fisarmonicista invece era bravissimo e teneva su tutta la baracca, andando a tempo e anche infiorando di note, […]. Uno solo che deve suonare bene per tutti. Questo mi ricorda la situazione della mia patria,[…].

Non si deve avere sempre paura […]

Ma avevo deciso di liberarmi di quel segreto, ed ero responsabile di ciò che avevo fatto. Responsabile, parola ormai cancellata dal vocabolario del mio Paese. Sentii che la rabbia era diventata energia.

(Stefano Benni, Di tutte le ricchezze, 2012)

In questa notte fantastica, che tutto sembra possibile, mentre nel cielo si arrampica un desiderio invincibile che lascia una scia come astronave lanciata a cercare una via verso una nuova dimensione, un’illuminazione, in questa notte fantastica di questo inizio del mondo i nostri sguardi si cercano. Con ali fatte di musica posso toccare il cielo, lo posso fare per davvero. Lascia che questa atmosfera ti porti con se; non c’è più niente da perdere.

Ti porto via con me in questa notte fantastica. Ti porto via con me, ribalteremo il mondo.

Una cascata di bassi che fanno vibrare la spina dorsale, una manciata di ore da metterci dentro il delirio totale. Due come noi che si fondono per diventare una nota sola, due come noi che si cercano dentro una musica nuova. Dentro una macchina suona una ritmica forte: si sente da fuori. Un temporale elettronico lava la polvere dai cuori. Dj suona musica buona BPM 130. Respira, respiro.

Ti porto via con me in questa notte fantastica di questo inizio del mondo con mille storie che nascono e mille amori che esplodono in mezzo alla strada e fanno una luce più forte del sole. In questo spazio elettronico posso toccare il cielo. Ti porto via con me.

Non ti fermare da questo equilibrio; se guardi si vede lontano. Tutti i colori li vedi più forti adesso che sai che ci siamo. Come filmare una scena per dire chi siamo su un altro pianeta. In questa parte di mondo la strada finisce: comincia la vita.

Senti il dolore si scioglie nel tempo che scorre e che scivola via. Non resterò qui a guardare, ho già iniziato a viaggiare. Ti porto via con me.

Una cascata di bassi che spingono il mondo ad un nuovo mattino. Donna che danza la notte fa nascere il sole, ti sento vicino. Dentro una pancia di musica muoio e rinasco più forte di prima. In questa parte di mondo la strada comincia. Ti porto via con me.

(Jovanotti, Ti porto via con meBackup, 2012)

Non si scrive quel che si vorrebbe ma quel che si è capaci di scrivere. E, come disse Borges: “Se un uomo fa qualcosa, non fa altro che il ritratto di se stesso”.

Forse perché la vera allegria è prendere l’esistenza al contrario. Ridere a crepapelle là dove si dovrebbe piangere. Ma questa la chiamano follia.

(Mauro Corona, Venti racconti allegri e uno triste, 2012)

[…] erano due brave persone, per quanto è possibile esserlo mentre si cerca di sopravvivere e, come spesso capita alle brave persone, non contavano un cazzo.

[…] ce la fecero quasi subito a prender sonno, anche se non potevano confidare in quel vantaggio minimo sul domani di cui tutti abbiamo bisogno, al momento di posare la testa sul cuscino. Credere di sapere cosa ci aspetta.

E’ stupido cercare d’essere originali in certi frangenti. Se pensi che una donna sia bella, lascia perdere la sua sensibilità e la sua simpatia, dille che è bella e lei ne sarà felice.

I gusti del gelato la dicono lunga sui cambiamenti che una società subisce nel corso degli anni. Un tempo eri un tipo stravagante se ti piaceva la stracciatella. Oggi la gente trova normale leccare un abbinamento cardamomo-zenzero.

Non essere a conoscenza dei fatti è una fortuna che non viene apprezzata abbastanza. Anzi, la si considera una menomazione, una manchevolezza cui è necessario porre rimedio. Così si fa di tutto per sapere, per scoprire, senza tenere che poi nulla sarà più come prima.

Non esiste alcuna soglia di maturità che una volta varcata, ti permetta di dire:”Amore mio, sei tutta la mia vita, ma capisco che ora devi andare via per sempre, sparire e non essere mai più la voce che mi chiamava dalla sua stanza, i quattro in latino che mi facevano mangiare il fegato, le telefonate dal campeggio, i pomeriggi noiosi in cui tu seguivi il motociclismo e io cercavo di preparare uno strudel. Devi scomparire perché questa è la legge, io lo capisco e lo accetto”.

[…] sto cercando di dirvi, in buona sostanza, che le vere rivoluzioni sono spontanee e inevitabili… in poche parole, inconsapevoli e accidentali…

Quante sofferenze derivano dalla mancata accettazione di fatti immodificabili: la fine di un amore, la scomparsa di una persona cara, una menomazione improvvisa. Ti dibatti, ti contorci, soffri e non ti rassegni […]. Imparare ad accogliere ciò che non puoi cambiare, ecco in cosa consiste la superiorità delle piante.

Non è vero che tutti gli uomini sono uguali, è una baggianata cui fingiamo di credere per non dispiacere alle religioni e a quel che resta delle ideologie. Alcuni sono inferiori per dignità e cuore e non meritano più rispetto di un tubetto di dentifricio spremuto.

Perché uno stronzo è uno stronzo? Ecco la grande domanda che l’Umanità dovrebbe porsi. […]. Uno stronzo perfetto rappresenta una sorta di alterazione della specie, tra cento anni magari ci spiegheranno che si tratta di esemplari che hanno un cromosoma diverso. Gli autentici stronzi non sono moltissimi e non vanno confusi con i collerici o con i nervosi. […] Riconoscere i veri appartenenti alla categoria dal fatto che non hanno mai dubbi né orrore di loro stessi, sanno conservare il rancore in eterno, sfruttano finché possono una posizione di vantaggio.

E’ solo nei momenti di serenità che riusciamo a capire quanto siamo infelici.

(Marco Presta, Il piantagrane, 2012)


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