Il Blog di Luca C.

Trieste in 5 giorni (con lo sguardo all’insù)

Posted on: 30 settembre 2020

Ben ritrovati nel mio blog. Dopo una lunga assenza vi parlerò della nostra unica settimana di vacanza. Causa Covid abbiamo optato per un viaggio culturale a Trieste: una città e una regione (il Friuli Venezia Giulia) mai visitati fin’ora. Il nostro albergo, l’Hotel Roma, è in una posizione strategica: a due passi dal centro storico, dalla stazione ferroviaria in Piazza della Libertà, dalle principali linee di bus in Piazza Oberdan, dal posteggio per l’auto (Parking Saba Silos) e dal percorso per raggiungere l’imbocco autostradale (uscita Prosecco – Opicina). Abbiamo organizzato il nostro viaggio andando a visitare i siti fuori città al mattino e dedicandoci alla città al pomeriggio in modo da riposarci nel primo pomeriggio.

GIORNO DI ARRIVO

Siamo arrivati nel pomeriggio di una domenica assai piovosa. Dopo esserci sistemati in albergo e aspettato che il tempo volgesse al bello, abbiamo perlustrato velocemente il centro meravigliandoci della bellezza dei suoi palazzi. Abbiamo gustato un buon caffè in uno dei caffè storici della città (Caffè degli Specchi) e con la calma che si ha solo in vacanza siamo andati alla ricerca di un posto per cenare. La città è molto viva e le strade del centro sono affollate ma non troppo. I triestini, verso sera, amano frequentare i numerosi locali per bere un aperitivo in compagnia. Ci siamo sorpresi che molti buffet (da noi sono i bar, le trattorie o le birrerie) che offrono pietanze tipiche triestine, di domenica (e spesso anche di lunedì) siano chiusi. Siamo riusciti ad evitare di mangiare nelle classiche pizzerie per un soffio e ci siamo accomodati nella Trattoria alla Sacchetta sul lungo mare.

1° GIORNO (Castello di Miramare e… poi pioggia)

La prima gita fuori porta l’abbiamo dedicata al Castello di Miramare. Ci si arriva con il bus 36 che porta dritti al Viale del parco (Viale Miramare e Viale dei Lecci). Con una tranquilla passeggiata di circa 600mt sotto l’ombra di profumati pini con vista sul mare si raggiunge la bellissima residenza dell’arciduca Ferdinando Massimiliano d’Asburgo. Ci tengo a farvi notare che la sfinge posta sul piccolo molo del castello è originale dell’Egitto del III secolo a.C. Molto bello anche il Parco di Miramare dal quale si può scendere verso Grignano utilizzando il Viale del Castelletto per prendere il bus 6 verso a Trieste. A pranzo siamo rimasti nelle vicinanze dell’hotel scoprendo l’ottimo e frequentatissimo Buffet da Gildo in cui degustare piatti della tradizione triestina e non. Intanto il tempo volgeva di nuovo al brutto scombinando i nostri piani pomeridiani. Abbiamo quindi optato per una passeggiata nei quartieri moderni e più precisamente in Viale XX Settembre con i suoi numerosi locali serali, negozi, cinema e teatri, passando da Piazza Oberdan e Via Carducci. La vitalità di Via XX Settembre mi ha fatto ricordare le Ramblas di Barcellona in versione più piccola. A causa della temperatura non propriamente estiva abbiamo cenato vicino all’hotel presso il Buffet da Rudy. E che cena!!!

2° GIORNO (Grotta Gigante e nucleo antico e medievale)

Meta del secondo giorno è stata la Grotta Gigante con cui ci si arriva con il bus 42 fino a Borgo Grotta Gigante. A causa del covid-19 abbiamo dovuto prenotare e pagare la visita sul sito anche se, una volta arrivati là, abbiamo scoperto che avremmo potuto usufruire della biglietteria. La grotta è veramente maestosa con un percorso di ben 850 metri! E’ ancora più sorprendente venire a conoscenza che ad una profondità maggiore sotto la grotta scorra il leggendario fiume Timavo che riemerge alla foce una decina di chilometri a nord di Trieste! La Grotta Gigante merita una visita obbligatoria. Ammetto che in passato ho visitato grotte più “piccole”, ma decisamente più affascinanti per le tonalità di colori dal bianco al verde, dall’azzurro al viola. In questa grotta predomina il colore rosso dovuto alla ricchezza di ferro nel terreno. All’esterno della grotta non c’è molto altro da vedere e nemmeno un posto in cui ristorarsi (ah sì, l’unico che c’era era ovviamente chiuso). Ritornati a Trieste, dopo pranzo abbiamo visitato il Nucleo Antico e Medievale, iniziando dalla splendida Basilica di San Giusto e dal suo campanile sul quale si può salire con soli due euro ed ammirare il panorama su Trieste. Tengo a precisare che le campane funzionano! Il campanile fu costruito sui resti del tempio romano adiacente alla basilica. Una vista d’obbligo merita anche il Castello in cui sono custoditi gli automi originali che suonavano la campana dell’attuale municipio in Piazza Unità d’Italia. Abbiamo tralasciato le sale interne adibite a museo dell’artiglieria, anche perché nella nostra Torino abbiamo già l’Armeria Reale. Due curiosità sul castello: la prima è che non fu soggetto ad attacchi nemici perché così come fu progettato e costruito era indifendibile. La seconda è che l’ingresso principale non è quello attuale, bensì quello laterale (a sinistra appena entrati) costituito da tre archi e un ponte levatoio (ora inesistente), che si affaccia sull’area del tempio romano, in passato ricoperto da strati secolari di terra. La nostra passeggiata continua verso il Teatro romano, l’Arco di Riccardo il ghetto ebraico con i suoi vicoli, le sue botteghe e le osterie in una delle quali (Osteria da Marino) abbiamo assaporato un bicchiere di Terrano e uno di Vitouska. Inoltre, abbiamo provato a seguire le indicazioni della nostra guida che invitava a passeggiare nel quartiere operaio Campo San Giacomo, considerato uno dei rioni più belli di Trieste: non voglio giudicare male, ma a mio parere si può tranquillamente trascurare. Tra le curiosità di questo quartiere c’è l’ex lavatoio (strano vederne ancora oggi in città), ora trasformato in luogo di aggregazione.

3° GIORNO (Muggia e le rive di Trieste)

Muggia è un piccolo borgo a pochi chilometri da Trieste e assai vicino al confine con la Slovenia. Ci si può arrivare in bus, ma noi abbiamo sceltodi andarci con il traghetto della compagnia Delfino Verde (altrimenti che vacanza è?). Dal mare si può ammirare in maniera più completa la città e il suo enorme porto commerciale. Muggia si visita in poco tempo, quindi si può partire con calma alle ore 10 dal Molo dei Bersaglieri, non prima di aver gustato il solito gocciato presso lo storico Caffé Tommaseo. Tra le cose da visitare a Muggia sicuramente c’è il Duomo e il caratteristico porticciolo, ma merita dare un’occhiata alla facciata del municipio con il simbolo di Venezia ovvero il leone, solo che a differenza degli altri leoni veneziani questo ha il libro chiuso che stava ad indicare un rapporto burrascoso con Trieste per motivi commerciali. Dopo un buon pranzo presso la Trattoria Splendor abbiamo aspettato il traghetto per ritornare a Trieste e dedicarci a visitare “città sul mare”. Tra le nostre mete principali la sala dedicata a Luttazzi in Largo Papa Giovanni XXIII e il Museo della Civiltà istriana e dalmata. Ahimè, erano chiusi causa Covid e ci siamo dovuti accontentare della mostra temporanea su Modiano. Passeggiando sul lungomare verso l’hotel la sosta obbligatoria è su Piazza dell’Unità d’Italia, sul Molo Audace e alla chiesa San Nicolò dei Greci (greco ortodossa): non dimenticatevi di strofinare la mano sulla cancellata perché è di buon auspicio per la fertilità! Continuando sul Canal Grande potete visitare un’altra meravigliosa chiesa, il Tempio di San Spiridione (unica serbo-ortodossa in Italia).

4° GIORNO (Risiera Di San Sabba e un po’ di mare)

Al mattino ci siamo dedicati alla prima visita “delicata”, per così dire, andando più in periferia con il bus 8 e raggiungendo la Risiera di San Sabba, unico campo di sterminio nazista con forno crematorio in Italia. In realtà il forno crematorio fu abbattuto dalle truppe tedesche per nascondere i loro crimini. Rimangono visibili le prigioni e il cortile, ma ciò non toglie il senso di sgomento che ci ha pervaso entrando dentro. Dove vi era il garage utilizzato come luogo di tortura e di morte (anch’esso abbattuto) c’è una porticina murata con il cemento. Avvicinandosi si legge che all’interno sono conservate le ceneri degli ebrei uccisi. Tra le varie lapidi esposte mi ha colpito molto quella con le ultime parole scritte da un condannato a morte: Cara mamma, caro babbo, cara sorella domani mi fucileranno. Addio. Mi sono chiesto se abbiano avuto un po’ di pietà e fatto recapitare la lettera ai parenti. All’interno della risiera è possibile vedere anche il museo, ma… era chiuso per Covid! Intorno all’ex campo di concentramento è tutto cambiato. Chissà, forse intorno ad esso c’erano campi coltivati o piccole fabbriche o solo campagna. Invece di conservare questo luogo di morte un po’ isolato dalla città hanno costruito a poche decine di metri molte case popolari (oggi in stato di estremo degrado), lo stadio da calcio, ben due grandi supermercati e un enorme posteggio auto. Non abbiamo apprezzato questa scelta urbanistica, ma oramai è così. Immaginatevi di affacciarvi dal balcone di casa vostra e avere sempre davanti a voi le mura di un campo di sterminio! Il pomeriggio è stato un po’ più lieto e ci siamo recati a piedi fino allo stabilimento La lanterna, unico in Italia ad avere ancora la separazione tra uomini e donne (con bambini). Il lido si trova assai vicino alla Vecchia lanterna e all’imponente ex Stazione ferroviaria di Campo Marzio oggi museo ferroviario (ovviamente chiuso per restauro!). Eravamo titubanti ad entrare nello stabilimento balneare dato che è situato in una zona ex industriale ed ex portuale, insomma di quelle zone con vecchi capannoni fatiscenti in disuso e i binari morti lungo i moli e le strade contornati da un clima di abbandono. Invece ci siamo ricreduti. Il lido è frequentatissimo dai triestini e guai solo a pensare di abbattere quel muro che divide i due sessi! La separazione tra maschi e femmine continua anche in acqua con una corda. Il bagno La lanterna, pur trovandosi tra il nuovo porto commerciale e il porticciolo turistico, ha la spiaggia e il mare puliti. Al costo di un euro è una esperienza sicuramente curiosa da fare! Attenzione però: non ci sono spogliatoi (tranne che per i disabili) e le docce sono fredde e non si può usare il sapone.

5° GIORNO (Foiba di Basovizza e shopping)

Ultimo giorno di vacanza a Trieste. Dopo aver usufruito dei servizi di trasporto pubblico per raggiungere le varie destinazioni questa volta abbiamo ripreso l’auto per andare a visitare un altro luogo di morte: la Foiba di Basovizza. Usciti dalla città ben presto si percorrono stradine immerse nello splendido paesaggio carsico a pochi passi dalla Slovenia. Sembra assurdo che in un posto così meraviglioso, paesaggisticamente parlando, siano potute accadere codesti crimini di guerra alla fine della seconda guerra mondiale (e anche dopo). In un clima di silenzio e, come già scritto, in uno splendido contorno naturalistico ecco che si staglia nel cielo una croce enorme appesa ad argani di legno. Sotto le travi di legno una lastra di ferro che copre l’entrata di quella che era prima una miniera e in seguito un tremendo luogo di morte. La foiba di Basovizza è l’unica che fu creata dall’uomo per scopi minerari, mentre le altre esistenti sono inghiottitoi naturali. Ne è stata scoperta un’altra in Croazia pochi mesi prima della nostra vacanza. All’interno sono stati ritrovati i resti umani probabilmente di donne, bambini e ragazzi. E’ sconvolgente venire a conoscenza delle torture inflitte ai prigionieri (militari e civili) spesso fatti precipitare nelle foibe ancora vivi. Alcuni (pochissimi in verità) che si sono salvati non hanno nemmeno ricevuto una pensione d’invalidità di guerra. I corpi venivano coperti con detriti di vario genere, artiglieria e bombe inesplose. Non sia mai che a qualcuno venisse l’idea di andare alla ricerca di quei corpi. Eh sì, le urla si sentivano! Per conoscere meglio la storia (da un punto di vista militare) ho acquistato il libro La crisi di Trieste dello storico Bojan Dimitrijvic. Ogni volta che entravamo in una libreria era sempre ben esposto, quasi come un richiamo. Con la mente ancora offuscata da quello che abbiamo appreso, siamo ripartiti silenziosi verso Opicina, giusto per vedere il capolinea del tram storico di Trieste (per la cronaca, il servizio è sospeso a causa di un incidente frontale tra le due motrici). Da Opicina parte la Strada Napoleonica da dove si ammira uno splendido panorama su Trieste. In prossimità del viale è possibile notare l’Obelisco che indica la strada che collega Trieste a Vienna. Il pomeriggio è stato dedicato allo svago e alla ricerca di souvenir. Via libera allo shopping! Via XX settembre, Piazza Oberdan, Borgo teresiano e dintorni alla ricerca di vini, cibo e dischi autoctoni e di luoghi ancora da visitare: purtroppo la Sinagoga (una delle più grandi d’Europa) era chiusa. Per quanto riguarda lo shopping siamo stati attirati dall’ultimo negozio di vestiti sopravvissuto dal crollo del muro di Berlino ovvero Mirella. Si tratta di uno spaccio di vestiti a bassissimo costo. A dire la verità, non ne siamo rimasti molto entusiasti, ma si trattava di pura curiosità avendo visto il documentario Trieste, Yugoslavia. Quando Ponterosso era il più grande centro commerciale dei Balcani di Alessio Bozzer. Infatti Trieste, prima del 1989, era la meta delle popolazione dell’est Europa che, nei week-end, venivano in massa ad acquistare prodotti occidentali. Non è mancata la visita ai negozi di dischi in uno dei quali ho acquistato un vecchio disco della Banda Giuseppe Verdi con musiche di compositori triestini (e non). Per terminare, una sosta in una delle caffetterie storiche di Trieste, il Caffè San Marco.

Bene, la nostra vacanza è terminata, non resta che preparare i bagagli e rientrare a Torino, sicuramente più arricchiti di “sapere”, con qualche soldino in meno e qualche chilo in più.

CONCLUSIONI

Trieste è una bella città con grandi potenziali turistici. Sono rimasto meravigliato dalla quantità di palazzi architettonicamente splendidi e ognuno ricco si storie da raccontare. Passeggiavamo sempre con lo sguardo all’insù, osservando la bellezza che ci circondava. L’influenza austriaca è assurdamente presente. Trieste è un crocevia di culture e di religioni diverse. Si tratta di una ricchezza enorme da tutelare. Oltre al dialetto (direi un veneto molto stretto) si sentiva parlare tedesco e lingue slave. Concludo con una nota non proprio positiva. Sicuramente non siamo riusciti a visitare altri luoghi importanti di Trieste, ma spesso non per scelta nostra. L’amministrazione attuale ha scelto di tenere chiusi molti musei o di tenerli parzialmente aperti a causa dell’attuale epidemia. Non condivido pienamente questa scelta quando si permette che i bus possano viaggiare a pieno carico (senza posti a sedere distanziati) e i dehors siano strabordanti di persone. Per quale motivo si tengono i luoghi di cultura chiusi quando è possibile contingentare gli ingressi? Per quale motivo sono state sospese le convenzioni con la carta turistica FVGCard (per altro a pagamento) che permette ai turisti di usufruire di notevoli vantaggi? Perché il servizio dell’unica tramvia di Trieste (una vera attrazione turistica) è sospeso da ben quattro anni, quando si capisce benissimo che i tram sono stati riparati?

COSA E DOVE MANGIARE

Come scritto poc’anzi l’influenza asburgica è notevole così come nelle pietanze. Le ricette tipiche triestine sono caloriche: il gulasch, i canederli, la jota (la famosa zuppa di fagioli e crauti) e i dolci (la pinza, la putizza e il presnitz). Si fa molto uso di senape e cren (rafano grattugiato). Il panino al prosciutto è una vera sorpresa: il prosciutto è arrostito (?) e tagliato sul momento con il coltello, quindi più spesso, e inserito nel panino con verdure fritte (solitamente melanzane o zucchine) e con una spalmata di senape e cren. Si mangia molta carne di maiale, ma essendo Trieste una città di mare viene servito anche il pesce (principalmente i sardoni). Purtroppo non ho assaggiato gli gnocchi di susine serviti sia dolci che salati. Spesso mi sembrava di essere a Vienna o a Praga, ma con il mare. Tra i vini autoctoni dei vitigni carsici non dimenticate di assaggiare il terrano (rosso secco molto acidulo), il vìtouska (l’accento sulla i – bianco secco molto beverino a tutto pasto), la malvasia (da non confondere la quella dolce, bianco secco adatto per gli aperitivi). Trieste è anche la città dei caffè (intesi sia come luoghi, sia come produzione artigianale e industriale – uno su tutti la Illy). A Trieste si ordinano il nero (espresso classico), il capo (espresso macchiato) o il gocciato (espresso con schiuma di latte), ma non aspettatevi dei gusti diversi da quelli che già conosciamo. La cosa bella è andare a gustarli nei tanti caffè storici presenti in città. Di seguito i link dei luoghi in cui abbiamo assaggiato le prelibatezze di Trieste pagando in media 20 euro a testa. Le portate sono abbondanti e normalmente bastano come piatto unico.

Buffet “da Rudy”, Buffet “da Siora Rosa”, Buffet “da Pepi”, Buffet “da Gildo”, Buffet “Re di Coppe”, Trattoria “Alla Sacchetta”, Trattoria “Splendor”, Osteria “da Marino”, Caffé Tommaseo, Caffé San Marco, Antico Caffé Torinese, Caffé degli Specchi

LINK UTILI:

Record Dischi (musica classica, professionalità e gentilizza)

Vinyl One (pop, rock, rarità, amplificatori, giradischi, pulizia vinili)

Panetteria pasticceria Viezzoli (dolci tipici del Friuli Venezia Giulia, panetteria)

Loaker e non solo (dolciumi, tisate, vini, alcuni prodotti ancora non presenti su tutto il territorio nazionale come la crema spalmabile Milka)

Tour per Trieste (guida turistica)

FVG Card

Hotel Roma

Trieste (guida Touring Club Italiano)

https://www.turismofvg.it/

Trieste trasporti

Civica Orchestra di Fiati Giuseppe Verdi

P.S. Il comune di Trieste, la Regione FVG ed ENI hanno stipulato un accordo con il governo centrale per ottenere un prezzo dei carburanti basso in modo da evitare lo spostamento in massa in Slovenia per fare rifornimento. In effetti a saperlo prima… Non avrei fatto il pieno in autostrada. (aggiornamento articolo 5 ottobre 2020)

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